Inspirational People: Cinzia Ferrari, Bambolaia

“Ciò che conta è entrare in contatto con quello che desideriamo per davvero e disegnare la strada per ottenerlo”.

Cinzia Ferrari, Bambolaia.

La storia di Cinzia è una di quelle che si farebbero raccontare bene da un film o lasciar scrivere da un libro. Una di quelle storie che hanno il sapore di “uno su mille ce la fa”. E sì, Cinzia è proprio una di quelle che ce l’ha fatta! In quest’intervista ci racconta di come è riuscita a trasformare la sua passione per le bambole in un lavoro vero e proprio, svelando i suoi “segreti”:

L’importanza di conoscere il proprio perché e di predisporre una ferrea pianificazione. Ma anche che fare un passo ogni giorno è meglio che fare una corsa ogni tanto.

Cinzia, due parole su di te!

Eccomi, sono Cinzia, mamma di due bambine e bambolaia. Ho sempre lavorato nel mondo della formazione online e dopo diverse trasformazioni e sfide che la Vita mi ha presentato, ho deciso di intraprendere questa ulteriore sfida: rendere un lavoro vero e proprio la mia passione per gli antichi mestieri e in particolare per le bambole fatte nascere in casa. Avevo bisogno che il mio lavoro rispecchiasse i miei valori più profondi che cerco di vivere ogni giorno e di insegnare alle mie figlie attraverso l’esempio.

Lavorare facendo ciò che amiamo è il sogno di tutti! Molti pensano che non sia possibile, tu ce l’hai fatta. Quando e come è nato il tuo progetto?

Avevo cominciato a fare le bambole in casa per le mie figlie: vederle andare a letto abbracciate a delle classiche bambole di plastica fatte in serie mi faceva tristezza. Le altre mamme hanno cominciato a chiedermele per le loro bimbe e i loro bimbi. In quel momento non avrei mai pensato che quella cosa così bella potesse diventare un lavoro. Per qualche anno il mio “progetto” è andato avanti per tentativi ed errori. Non era un lavoro vero e proprio: per cucire una bambola serve molto tempo e il tutto era difficilmente sostenibile dal punto di vista economico. Quando ho capito che potevo insegnare alle persone a cucire la propria bambola, in quel momento il mio “progetto” si è trasformato in un lavoro.

Quali risorse interiori e qualità personali ti hanno aiutato a realizzarlo?

Ho dovuto ricorrere a un’organizzazione ferrea, fatta di costanza e disciplina. Ci sono riuscita perché sono spinta dal bisogno di contribuire al benessere delle donne. Ho dovuto costruire una base di fiducia nelle mie capacità di trovare soluzioni adeguate alle difficoltà che avrei incontrato. E’ stato, inoltre, fondamentale provare ad abbandonare il perfezionismo che mi immobilizza, cercando di fare quello che posso con gli strumenti che ho a disposizione in quel momento.

Secondo te la ricetta per il successo qual è?

Io non credo che esista una ricetta per il successo, penso che prima di tutto ognuno debba chiarire a se stesso che cosa intende veramente per successo, spogliando questa parola delle accezioni involontarie che il pensiero comune le attribuisce. Entrare in contatto con quello che desideriamo per davvero e disegnare la strada per ottenerlo. Una strada fatta di piccoli passi quotidiani. Un passo ogni giorno fa molto di più di una corsa una volta ogni tanto. Sapere quello che si vuole e indirizzare le proprie azioni in quella direzione.

Mamma di due bimbe e imprenditrice: come fai a trovare il famoso equilibrio?

Certe volte mi immagino come i giocolieri cinesi che riescono a far roteare sui bastoncini centinaia di piattini tutti insieme. L’organizzazione è più che fondamentale. Sapere che cosa fa ognuna di noi nei diversi momenti della giornata. Pianificare tutto il pianificabile, sapendo che, comunque, qualcosa non funzionerà. E mi serve moltissimo farmi una risata su quello che non riesco a prevedere o che dimentico: facciamo del nostro meglio, niente sarà mai completamente perfetto.

Se volessi lanciare un messaggio a chi sta pensando di fare il famoso salto e trasformare la propria passione in un lavoro, cosa gli diresti?

Direi che ne vale la pena. Che è stancante, destabilizzante, a volte frustrante, ma ne vale la pena. Quando si salta si deve sperimentare il senso di vuoto, ma insieme arriva il vento della soddisfazione e della libertà che ti sollevano e ti portano in alto. Per me ci sono state e continuano ad esserci tante montagne russe, ho tantissime cose che devo ancora imparare. Quando non so che cosa devo fare, penso al perché che vive alla radice del mio progetto. E in quei momenti si chiarisce tutto e trovo la direzioni verso cui andare. Un fortissimo perché è alla base di ogni come.

Grazie Cinzia e… alla prossima!

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